Storia
L’ossido d’alluminio è in genere la base per la produzione di solfato di alluminio, prodotto industrialmente partendo dalla bauxite, una terra rossastra di origine sedimentaria ricca di ossidi di ferro e di allumino. Il medesimo ossido è la fonte principale per la produzione finale di alluminio metallico.
Anche l’attività magmatica e vulcanica portano in certi casi alla formazione di solfato di alluminio, in magmi contenenti zolfo e metalli vari, tra cui alluminio. Così acque calde sotterranee, formatesi in fasi tardo magmatiche (fasi idrotermali) hanno in certe zone terrestri impregnato strati di argilla, dando luogo a depositi stratificati. Da qui è possibile estrarre il solfato di alluminio. Era infatti facilmente estraibile a valle delle montagne metallifere tra Germania e Boemia.
In piccole quantità ma chimicamente interessanti, il solfato di alluminio si forma spesso alla bocca di uscita delle “fumarole” solfuree, contenenti idrogeno solforato, anidride solforosa e vapore acqueo. Ad esempio è possibile trovarlo sulla cresta del cratere principale dell’isola di Vulcano: insieme allo zolfo, che segna di giallo i punti di uscita delle fumarole. Al sole è possibile notare piccoli lucenti cristalli aghiformi di solfato di alluminio a occhio nudo.
Il solfato di alluminio è un prezioso alleato nella chiarifica e nel trattamento delle acque reflue e torbide. Infatti queste acque contengono spesso colloidi, particelle solide (argille o limi) di dimensioni microniche, nonché batteri e virus che tendono ad avere un lentissimo processo di sedimentazione. Il solfato accelera pesantemente il processo, rendendo queste operazioni nettamente più economiche.
La soluzione di solfato di alluminio, aggiunta in piccole concentrazioni alle acque, portate a pH leggermente alcalino, sviluppa una coltre fioccosa, che sedimenta facilmente inglobando tutte le parti microbiche. Questa parte è poi facilmente eliminabile grazie alla forma delle vasche per il trattamento delle acque.